a cura di Luigi Ferritto (1)
(1) Dipartimento di Medicina Interna, Clinica Athena Villa dei Pini, Piedimonte Matese (CE)
Si chiama sindrome di Highlander, o dell'immortalitá, riprendendo il titolo del celebre film degli anni '80 che decantava le gesta di un immortale. A soffrirne sono diversi over 40 che conservano una spiccata tendenza di competizione, autostima e sensazione di benessere. Colpisce più facilmente gli atleti che continuano l'attivitá dopo l'agonismo giovanile, o che, interrotta l'attivitá sportiva, la riprendono in età avanzata, oppure sedentari che pretendono di diventare atleti in età matura o avanzata.
Negli individui colpiti da questa sindrome si creano sia la convinzione che l’esercizio fisico possa preservare da qualsiasi stato patologico, sia la tendenza a minimizzare sintomi e fattori di rischio pregressi o attuali. In pratica è l’eccesso di stima delle proprie capacità fisiche e mentali che porta a questa sindrome: spesso, infatti, i soggetti, siano essi sedentari o ex-atleti professionisti o semi-professionisti, tornano all’attività sportiva ,dopo un lungo periodo di inattività o di attività fisica saltuaria, spinti dal forte desiderio di tornare ad una migliore performance fisica o di eguagliare le prestazioni sportive espresse in età giovanile.
Il fisico di un over 40 non può essere paragonato a quello di un ventenne o trentenne: per quanto in forma il primo non potrà mai competere con il secondo. Il consiglio degli scienziati, rivolto agli highlander, è dunque quello di lasciar perdere innanzitutto gli sport di “contatto” come il calcio e il calcetto e prediligere discipline individuali come il nuoto, la corsa e la bicicletta. In ogni caso, da evitare categoricamente, sono gli scatti improvvisi. Simili sforzi infatti sono quasi sempre compiuti in condizioni di anaerobiosi, cioè senza consumo di ossigeno, e possono provocare repentini innalzamenti di pressione e del numero dei battiti cardiaci, mettendo a repentaglio la salute del cuore e dei vasi sanguigni. Va poi tenuto presente che è sempre meglio iniziare uno sport gradualmente e mai di colpo. Allo stesso modo è indispensabile tener conto che dopo una certa età muscoli, tendini e articolazioni necessitano di un tempo maggiore di recupero.
Troppo spesso gli atleti sono convinti, a torto, che l’esercizio fisico possa preservare da qualsiasi malattia e hanno la tendenza a minimizzare sintomi e fattori di rischio di ogni genere.
Il troppo, come in tutte le cose, guasta e anche se l’ “accanimento” forzato alla gioventù, talora si riveli una tentazione irresistibile, credendo che lo sforzo fisico dia un’opportunità in più, bisogna innanzitutto essere consapevoli dei propri limiti.
Per corrispondenza: Dott. Luigi Ferritto
Dipartimento di Medicina Interna,Unità di Fisiopatologia Respiratoria
Clinica “Athena” Villa dei Pini di Piedimonte Matese (CE)
e-mail: luigiferritto@email.it